Storia
La storia del blu
Il blu è sempre stato un problema per gli artisti dal momento che non esistono in natura molti elementi che possiedono una pigmentazione blu. In questo video di Nature, Ashok Roy, direttore delle collezione alla National Gallery racconta la storia di alcuni di questi elementi usati dal rinascimento in avanti. Uno dei pigmenti più preziosi usati per il blu è l’ultramarine, ricavato dalle pietre di lapis lazuli. Un esempio rimarchevole dell’utilizzo di questo pigmento è il dipinto della Vergine Maria di Sassoferrato, del 1654, qui mostrato nel video.
Questa pietra si trova in natura nella valle del Badakshan, nel nord-est dell’Afghanistan. Prima dell’avvento dell’industria chimica, tutti i lapis lazuli utilizzati per ottenere pigmenti blu provenivano da questa regione. Il processo necessario per ottenere il pigmento blu dalla pietra di lapis lazuli non comporta la semplice frantumazione della pietra, ma è un procedimento di vera e propria estrazione scoperto nel 12° secolo in Europa. Helen Howard, operatrice scientifica alla National Gallery, ci racconta che per estrarre il pigmento, la pietra veniva ricoperta di cera e resina che venivano strofinati sulla pietra. Il tutto veniva poi lavato con soda caustica per quindi ottenere grani di polvere contenenti la sola parte blu della pietra. Questo processo veniva ripetuto più volte sulla stessa pietra, ottenendo inizialmente pigmenti di blu più intenso ed inseguito pigmenti meno intensi di blu.
Oltre all’ultramarine c’erano alcune alternative, quali la azzurrite, che poteva essere trovata in diverse zone in Europa, come nella Francia del sud, in Germania ed in Ungheria. Rispetto all’ultramarine, l’azzurrite ha un’intensità di blu meno intensa. Spesso, quando mischiata per ottenere tempere o oli tende a dare un colore che tende in parte al verde. Ashok Roy inoltre racconta come un’importante pietra miliare nella produzione di pigmenti avvenne nel 18° secolo, quando Johann Jacop Diesbach sintetizzo il primo pigmento artificiale, il blu di Prussia. Egli stava in realtà cercando di creare un pigmento rosso, ma per sbaglio alcuni dei suoi materiali si contaminarono, ottenendo la polvere blu del ferrocianuro ferrico. Questo pigmento cominciò ad essere prodotto in massa artificialmente e fu il primo pigmento sintetico ad essere prodotto.
Un altro evento importante fu quando ad inizio 19° secolo i chimici francesi Jean Baptiste Guimet e Christian Gmelin utilizzarono metodi di analisi chimica quantitativa per identificare i componenti del blu ultramarine. Nel 1806 riuscirono infine ad identificarne la struttura: un composto di solfosilicato contenente sodio e alluminio. Vent’anni più tardi, nel 1826, riuscirono a sintetizzare un pigmento sintetico di ultramarine, chiamato ultramarine francese. Nel decennio successivo esistevano già diversi laboratori che producevano grandi quantità di questo pigmento che venne presto utilizzato non solo nella pittura artistica, ma anche in diversi altri tipi di colorazioni.
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